Il
Perù ha una popolazione di circa trenta milioni di abitanti ed è una
repubblica presidenziale. La sua storia porta all'impero Inca,
civiltà più importante della regione andina ed al regno di Cuzco.
Questa civiltà dominò la regione dal XIII° al XVI° secolo, prima di
scomparire con la colonizzazione spagnola. Ha lasciato in eredità
costruzioni di inestimabile valore ed un'arteria stradale imponente.
Per territorio, il Perù è il terzo paese più grande del Sud America
e la Cordigliera delle Ande, separa le tre regioni utilizzate per
descriverlo geograficamente. La Costa è una stretta pianura arida,
la Sierra è la regione andina costituita da altopiani con vette che
superano i 6.000 mt. e la Selva è un bassopiano attraversato da
grandi fiumi che danno origine al Rio Delle Amazzoni. Nelle Ande e
sull'altopiano ci sono solo due stagioni, l'estate e l'inverno, con
periodi secchi da Giugno ad Agosto e piovosi da Dicembre a Marzo. La
Capitale del Perù è Lima, si affaccia sull'oceano Pacifico ed ha
dieci milioni di abitanti, un terzo del totale del paese.
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PUNO
(111)-29/05/2016
bus Copacabana-Puno:
Da Copacabana la frontiera peruviana dista pochi km e
via terra è molto semplice lasciare la Bolivia. Quando
il bus arriva al border, scendiamo tutti ed in modo
autonomo entriamo nell'ufficio per il controllo
passaporto. Formalità espletata velocemente, si passa la
frontiera a piedi e dopo circa 200 mt si è praticamente
in Perù. Anche qui si entra in un ufficio e rapidamente
il funzionario appone i timbri sul passaporto. Il tutto
in 15 minuti, senza che nessuno controlli i movimenti ed
accerti l'avvenuta regolarizzazione del visto di
ingresso. La classica situazione dove un clandestino può
tranquillamente entrare o uscire dal paese. Due ore e si
arriva a Puno, grosso centro sul lago Titicaca con
grandi tradizioni folcloristiche, che sfociano in danze
e riti durante i festeggiamenti per la Madonna
Candelaria. Il centro città è vivace e ruota intorno a
Plaza de Armas, con la cattedrale e la via zeppa di
negozi e ristoranti. Il lago Titicaca è costellato da
isole artificiali e naturali ed è l'attrazione
principale per i turisti. Le isole fluttuanti Uros,
costruite a strati con canne di Tora, sono molto
suggestive da vedersi, per la loro storia, per i costumi
e per la cordialità delle gente. Peccato che il tutto si
sia tramutato in business turistico e la sensazione di
falso è molto fondata. In Cambogia, sul lago Tonle Sap
avevo veramente visto le isole galleggianti, con zattere
appoggiate su grossi bidoni che formavano un villaggio a
tutti gli effetti, con farmacie, scuole, chiese e
l'attività di pesca. Alle Uros, niente di tutto questo,
solo capanne da visitare ed un teatrino per i turisti,
con canzoni fuori luogo come "vamos a la playa". Da non
perdere invece la visita a La Isla Taquile, con oltre
due ore di navigazione sul lago Titicaca. Suggestiva la
scalinata di 500 gradini per arrivare al punto più alto
dell'isola e godere del panorama, che spazia fino alle
vette innevate della Bolivia. Belle le terrazze
preincaiche, ancora ben tenute e lavorate ed i costumi
tradizionali. Altro tour interessante è al sito
archeologico Sillustani, a circa 30 km di distanza da
Puno. Su un altopiano a 4.000 mt. una collina ospita 170
tombe circolari, le chullpas risalenti alla cultura
Kolla (1200 d.c.) ridotte a ruderi, ma il contesto è
magnifico con bellissima vista sulla vallata e sul lago
Umayo. Altro non son riuscito a fare per il blocco
totale della città per due giorni, causa sciopero
generale e barricate che han reso Puno praticamente
deserta. Siamo alla vigilia delle elezioni e qui non
scherzano quando c'è da manifestare e far sentire le
proprie ragioni.
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CUSCO
(112)-03/06/2016
bus Puno-Cusco:
Un bus di
lusso con poltroncine stile business, in otto ore mi
porta a Cusco, l'ombelico del mondo. Città di 300.000
abitanti, si trova al centro della cordigliera delle
Ande, ad un'altezza di 3.400 mt, fu la capitale
dell'Impero Inca e come da costituzione del Perù, è
considerata capitale storica del paese. Per la sua
antichità e per il centro storico, che conserva molti
edifici, piazze e strade di epoca preispanica, è stata
dichiarata patrimonio dell'UNESCO nel 1983. Cusco è una
città splendida, non si finisce mai di vedere siti di
interesse storico, ed alla sua bellezza associa una cura
maniacale delle aiuole ed una pulizia unica. E' una
delle città più belle e vivibili che io abbia mai visto,
con la maestosa Plaza de Armas, impreziosita dalla
cattedrale, dalla stupenda Iglesia de la Compania, da
curatissime aiuole e dai tanti balconcini che si
affacciano sulla piazza. La cattedrale costruita nel XVI
secolo con grandi blocchi di granito rosso, ha interni
favolosi con altari di legno scolpito e opere di artisti
locali mentre la Iglesia de la Compania ha l'altare
in pietra tagliata e rivestita da lamine d'oro. Tutto
intorno una serie di piazze e luoghi di interesse come
il convento e chiesa de la Merced, con un tabernacolo di
oro e pietre preziose di 22 kg di peso, Coricancha ed il
convento di Santo Domingo, intitolato a Inti, il dio
Sole e più in alto sulla collina, il tempio di San
Cristobal, con un magnifico altare e la torre campanaria
che dispensa un ottimo panorama. L'ingresso in tutte
queste chiese richiede un piccolo esborso e quel che più
mi infastidisce, non si possono fare foto ed è un vero
peccato, perchè la loro bellezza meriterebbe di essere
immortalata. Da segnalare anche Calle Hatun Rumiyuq, la
via più visitata con il palazzo Arzobispal e dove si può
vedere la famosa pietra dai dodici angoli e poi il
pittoresco quartiere de San Blas, con laboratori e
negozi di artigianato, stretto tra palazzi antichi
costruiti su fondazioni incaiche. A due km dal centro,
sulla collina di Carmenca, si visita il sito Inca
di Sacsayhuamàn, dove ad ogni solstizio d'estate vi si
festeggia l'Inti Raimi, la festa del dio Sole con
rituali risalenti all'epoca incaica. La fortezza venne
iniziata sotto il regno di Pachacutec, i lavori durarono
settanta anni con il coinvolgimento di 20.000 lavoratori
ed il complesso aveva la forma della testa del puma.
L'imperatore Inca ridisegnò la città di Cusco e le diede
la forma di un puma coricato (il puma è il guardiano
delle cose terrene) con la Plaza de Armas nella
posizione occupata dal petto e Sacsayhuamàn la testa. I
conquistatori spagnoli, che distrussero l'impero Inca,
prelevarono dal sito numerose pietre per costruire case
e chiese nella città, modificandone anche la struttura.
Quel che resta del sito archeologico è ben conservato,
il grandioso complesso presenta cinte murarie lunghe
trecento metri, realizzate con enormi massi di pietra,
accoppiati con grande precisione. La muraglia principale
è formata da blocchi alti 5 metri e larghi 2,5, del peso
intorno alla tonnellata e si può anche vedere
distintamente una zampa del puma. Bellissima inoltre
tutta la zona con vista sulla città e su tutte le
montagne che la circondano. In questa prima tranche di
permanenza a Cusco, ho speso parecchio tempo a
contrattare, con le agenzie, i vari trekking che ho in
programma e la costanza mi ha fatto risparmiare qualcosa
come trecento euro. Mai fermarsi alle prime proposte,
soprattutto se si ha tempo a disposizione e si possono
programmare date a piacimento in loco. Nella
splendida Cusco resterò 24 giorni, utilizzandola come
base per i trekking a Machupicchu (2 giorni), nelle
montagne di Ausangate e Raimbow (6 giorni), Salkantay
con finale Machupicchu (5 giorni) e per finire assisterò
all'Inti Raimi del 24 giugno, festa più importante della
città e che attira turisti da tutto il mondo.
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MACHU PICCHU
09/06/2016:
Machu
Picchu si raggiunge da Cusco partecipando ad uno dei
tanti tour, che giornalmente portano centinaia di
turisti nella valle dell'Urubamba. Si parte alle 7:00 di
mattina, si affrontano montagne con tornanti non proprio
simpatici e si arriva alle 15:00 a Hydroelectrica. Se le
prime sei ore, intervallate da tre soste. sono comunque
asfaltate e diciamo passabili, le ultime 2 sono in una
vallata semideserta, su una strada sterrata stretta,
franosa e senza protezioni, quindi non proprio sicura.
Da Hydroelectrica si può prendere il treno che arriva ad
Aguas Calientes o fare una bella camminata di oltre due
ore, risalendo la vallata a fianco della ferrovia.
Naturalmente opto per il walking, non quanto per il
prezzo che è comunque salato, ma per gustare appieno
tutto il fantastico panorama, fatto di montagne e di un
fiume bello pieno. Si arriva nella graziosa cittadina di
Aguas Caliente con il buio e si ha giusto il tempo di
una doccia in hotel e di una cena inclusa nel prezzo. Ci
si corica presto, la sveglia è puntata alle 3:45 per la
colazione con ritrovo alle 4:30 nella piazza. Anche qui
opzione salata per usufruire del bus che porta
direttamente all'ingresso del sito archeologico o sudata
di buon ora per arrivare ai 2.430 mt. del Machu Picchu.
Con Michael, un ragazzo polacco ventiseienne, mi
incammino verso il primo check point all'inizio del
ponte in ferro. La fila è già lunga ed alle 5:00 quando
inizia il controllo ticket e passaporto, ordinatamente
si prende il sentiero che sale, con migliaia di scalini
di pietra. Il serpentone illuminato dalle torce,
affronta 400 mt. di dislivello e noi che abbiamo un buon
passo, in un ora arriviamo all'ingresso di Machu Picchu,
sudatissimi. Le nuvole sono basse, c'è foschia ed
umidità alta, e le prime immagini che mi si presentano
del maestoso sito Inca, sono grigie e parzialmente
nascoste. Armeggio con la macchina fotografica per aver
foto decenti, poi mi rilasso e guarda la meraviglia che
ho davanti. Spettacolare da vedere anche con la nebbia
ed i nuvoloni, che ogni tanto si diradano e lasciano
intravedere l'interezza del sito archeologico e il
Huayna Picchu, la montagna che lo sovrasta. L'area è
scoscesa con molti dislivelli e presenta molteplici
unità sparse per tutta la zona, è circondata da montagne
sulle cui cime gli Inca edificarono altari cerimoniali,
dando l'impronta sacra e spirituale. Subito all'ingresso
si trova il settore agricolo, formato da terrazzamenti
destinati alla coltura di mais e patate, mentre il
settore urbano ha due grandi complessi con strade e
scalinate di oltre 3.000 gradini. Tra i templi spicca il
Torreòn o Tempio del Sole, poi il Tempio Principale, il
Tempio delle Tre Finestre ed il Tempio del Condor. La
vista dall'alto è meravigliosa così come doveva esserlo
dal Huayna Picchu, che non ho visitato, pur avendo il
biglietto. Purtroppo, per tutta la mattinata, il grigio
e la foschia han dominato e la speranza di un
miglioramento si è infranta quando è arrivato
mezzogiorno, ed è scattata l'ora di scendere a
Hydroelectrica. Mi incammino senza nessun rimpianto, tra
15 giorni ritornerò in questo magnifico ed unico
scenario, a conclusione di uno tra i più bei trekking al
mondo, il Salkantay.
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AUSANGATE TREKKING
11/06/2016:
L'Ausangate è un nevaio del Perù, alto 6384 mt. si trova
a 120 km da Cusco ed ha varie alternative per un ottimo
trekking. Io ho optato per il circuit completo di sei
giorni, comprensivo della Rainbow Mountain, la Montana
Colorada. La partenza è da Tinqui, che raggiungo dopo
tre ore di bus in compagnia di Eva, una ragazza del Sud
Africa. Ad accoglierci Hernan, la guida locale che stima
il percorso in circa 120 km, con altitudine compresa tra
4000 e 5100 mt. Della spedizione fanno parte anche due
cavalli che trasportano tende, sacchi a pelo, bombola,
fornello, pentolame, cibo e acqua. Dai 3800 mt. di
Tinqui saliamo ai 4430 mt. di Upis, tra contrade in
festa per un matrimonio e bei nuvoloni che nascondono il
massiccio dell'Ausangate. Per la prima notte sfruttiamo
una stanza con due vecchi materassi, evitiamo di stare
sul terreno gelato, ma non sfuggiamo al freddo che ci fa
dormire a sprazzi. Il mattino successivo si parte alle
7:00 e si affronta il passo di Arapa a 4850 mt, ci
addentriamo nel cuore delle Ande, fatto di pascoli con
greggi di Lama e Alpaca, case sperdute senza corrente e
acqua. Il paesaggio è fantastico, colori a non finire,
sole splendido e cielo azzurro. Si scende nella valle
ricca di laghi per poi risalire all'Apuchata, altro
passo che sfiora i 5000 mt. e che ci catapulta alla
Laguna Ausangate, proprio sotto il ghiacciaio. Montiamo
la tenda ai 4780 mt. del lago e mi resta il tempo per
una veloce ascesa solitaria sul ghiacciaio a 5500 mt,
non semplice, tra pietraie e pendenze considerevoli. La
notte è pazzesca, il ghiaccio copre la tenda, nonostante
i cinque maglioni, due tute e tre calzini, il freddo
entra nelle ossa e non mi fa dormire. Senza corrente ci
si corica molto presto ed arrivare alle 6:00 di mattina
è una lenta agonia, con il sacco a pelo che si si bagna
e non da nessun calore. Dopo una colazione al gelo e
aver caricato tutto sui cavalli, si parte e
fortunatamente il percorso è al sole, solito splendido
paesaggio e umore alle stelle per i raggi che scaldano
le povere ossa. I greggi di Lama ed Alpaca si muovono
verso i pascoli, mi impressiona la vita di questa gente
senza nessun servizio, solo sentieri e vita isolata. Dal
fondovalle si sale verso la Montana Colorada, due ore di
lenta pendenza che portano ai 4300 mt. di in una
valletta a ridosso di un fiumiciattolo. Montiamo la
tenda e dopo un pranzo veloce, ci incamminiamo verso una
delle grandi attrazioni peruviane. Tutte le comitive
sono sulla via del ritorno e quando arriviamo sotto la
Rainbow Mountain a 4800 mt, ci sono solo dei ragazzi
tedeschi che sfidano il forte vento con il parapendio.
Per vedere i colori dell'incredibile montagna, bisogna
salire sulla altura di fronte e lo spettacolo è servito,
partono raffiche di foto a 360°. Freddissima nottata con
il rigagnolo ghiacciato e la tenda imbiancata e così
pure il giorno seguente ai 4662 mt. di Soracuchupampa,
sotto l'altro massiccio imbiancato, il Callangate. Il
quinto giorno troviamo il Q'ampa pass a 5100 mt. e la
lunga discesa verso il villaggio di Pacchanta, dove per
l'ultima notte ci sistemiamo in una casetta, con letti
impolverati e gelidi. Anche qui mi faccio un'escursione
solitaria sulla montagna che sovrasta il paese ed oltre
al silenzio surreale, gusto il panorama dei due massicci
e dei laghetti in lontananza. Il sesto giorno si ritorna
alla civiltà con strada carrabile che porta a Tinqui,
ritorna la connessione internet, si ritrovano i villaggi
con elettricità e acqua potabile. Nonostante il freddo,
il mangiare ripetitivo fatto di zuppa, riso, pollo,
l'isolamento mediatico ed il lavarsi nell'acqua dei
fiumi, quando entriamo in paese non siamo per niente
felici, gli unici che ritrovano vitalità sono i cavalli,
che finalmente si godono il meritato riposo. Questo
trekking è veramente favoloso, sin dalle prime ore del
mattino è impreziosito dal sole, in ogni momento
brillano i colori dei pascoli e delle montagne, il cielo
azzurro crea uno sfondo paradisiaco ed il silenzio è
rotto solo dalle sorgenti che nascono dai ghiacciai.
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SALKANTAY TREKKING
18/06/2016:
L'Inca Trail è uno dei più famosi trekking al mondo ed
in 42 km si arriva a Machu
Picchu. Per salvaguardare i siti archeologici sul
percorso, il governo peruviano ha deciso di limitare le
entrate e per accedervi serve prenotare almeno quattro
mesi prima. Un trekking alternativo, per arrivare
comunque nella cittadella Inca in cinque giorni, è il
Salkantay. Anche se a Machu Picchu ci sono appena stato,
affronto questo trekking con curiosità, visti i giudizi
positivi dei siti specializzati. Il percorso è
totalmente diverso, si eleva ai 4630 mt del nevaio
Salkantay ed ha una lunghezza di 60 km. Fresco di
Ausangate e con un solo giorno di riposo, parto in
minibus da Cusco alle 5:00 di mattina in direzione
Mollepata, paesino a 2900 mt nella Rio Blanco Valley. La
numerosa comitiva, composta dai 13 partecipanti ( 4
canadesi; 2 tedeschi; 2 svedesi; 2 australiani; 1
inglese; 1 francese ed io), dalla guida Edwin e dai 2
cuochi, si muove verso i 3880 mt. di Soraypampa, dove
riusciamo a fare anche un'escursione al Humantay Lake.
La nottata in tenda si rivela confortevole, la
temperatura è buona e riesco a dormire tutto il tempo.
Al mattino sveglia alle 4:30 per un'abbondante colazione
e partenza alle 6:00 per la tappa più lunga e difficile,
che tocca il punto più alto del trekking con i 4630 mt.
del valico Salkantay. Una giornata soleggiata ed un
ottimo panorama compensano la faticosa salita, un caldo
coca tea e foto di gruppo innestano allegria prima della
discesa. Purtroppo il sentiero porta il segno del
passaggio dei numerosi cavalli addetti al trasporto
tende e viveri, ed è una polveriera unica, con fondo
dissestato. Brutto tratto fino ai 2900 mt. di Chaullay,
dove ci accampiamo. Terzo giorno monotono, costeggiamo
il fiume fino a La Playa senza particolari emozioni, se
non il pranzo abbondante ed alcune nozioni sulla
produzione del caffè. Con stupore utilizziamo un pulmino
per arrivare a S. Teresa, dove ci rilassiamo nelle acque
calde naturali di Hot Springs. Quarto giorno altra
strada polverosa che porta a Hydroelectrica e quindi i
12 km per arrivare a Aguas Calientes, il bel centro ai
piedi di Machu Picchu. Ultimo giorno con salita al sito
Inca, che affronto da solo partendo alle 6:00 per
evitare la levataccia e la ressa dell'apertura dei gates.
La foschia regna sovrana sui 2430 mt. di Machu Picchu ma
improvvisamente, verso le 9:00, una schiarita libera
l'area dalle nuvole e per tutta la mattinata, una bella
visuale mostra per intero la bellezza del sito.
Purtroppo l'agenzia ha fatto confusione con i biglietti
di ingresso e non mi ha prenotato la montagna. Peccato
perchè la situazione meteo è ottimale e mi resta il
rammarico di non essere salito sul Huayna Picchu.
Ritornerò a fine anno con mio figlio Marco e spero
proprio che sia la volta buona. Il trekking mi ha
deluso, mi aspettavo molto di più, National Geographic
lo ha inserito tra i 25 migliori al mondo a
dimostrazione che le classifiche lasciano il tempo che
trovano. Io ho ancora negli occhi gli splendidi scenari
del bellissimo trekking dell'Ausangate, ed il Salkantay
a confronto ne esce ridimensionato. Nota positiva le
miti temperature notturne ed il gruppo, composto da
giovani sotto i 30 anni, molto simpatici e di ottima
compagnia.
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INTI RAYMI CUSCO
24/06/2016:
Ogni anno il 24 giugno, Cusco si trasforma per celebrare
l’Inti Raymi, la cerimonia religiosa andina più
importante di tutto il Perù e che coincide con il
solstizio d'inverno. Al tempo degli Incas, la
festa era dedicata al Dio Sole e voleva essere un atto
di gratitudine nei confronti di Madre Natura, per
la sua generosità. Plaza de Armas è il cuore dei
festeggiamenti e per due giorni è un susseguirsi di
sfilate, balli e canti. Dopo il Carnevale di Rio è
l'evento più importante del Sud America ed attira da
tutto il mondo migliaia di turisti. La rappresentazione
con gli oltre 800 attori inizia quando il coro di aqllas
inscena con canti e danze, un omaggio che si soleva fare
al Dio Sole. La piazza si anima, la partecipazione della
popolazione locale è molto sentita e tutti seguono con
attenzione i movimenti delle comparse. L’Inca dalla cima
della huaca inizia il rituale della coca, togliendo le
foglie e chiedendo al sommo sacerdote, Willaq Umu, di
indovinare la volontà del Dio Sole con l’aiuto di un
altro sacerdote, Kuraq Akul. I due sommi, riferiscono
all’Inca che il Sole sarà generoso, se verrà sacrificato
un lama. I partecipanti lasciano la piazza e si dirigono
verso Sacsayhuaman, distante due km, dove ha luogo una
rappresentazione “teatrale”, con folto pubblico sulle
tribune a pagamento. Mi piazzo su una delle colline
gratuite e resisto sotto il sole per due ore poi rientro
in Cusco prima di quello che è considerato il momento
culminante, il sacrificio del lama. Le interiora e il
grasso vengono consegnati ai due sacerdoti, gli
intestini sono offerti al Callpa Ricuy, affinché esegua
i vaticini dell’anno, e il grasso lo prende in consegna
il Wupariruj che lo brucia per fare i suoi pronostici
osservandone il fumo. Alla fine, quando il sole volge
verso ponente, l’Inca si ritira nel suo palazzo, mentre
per le strade della città proseguono canti e balli,
improvvisati da gruppi folcloristici di ritorno da
Sacsayhuaman.
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NASCA
(113)-26/06/2016
bus Cusco-Nasca:
Per la prima volta affronto un viaggio notturno in bus,
di complessive 15 ore, per andare a vedere una delle
opere più incredibili mai realizzate dall'uomo. La
storia del mistero delle Linee di Nasca inizia nel 1927,
quando un pilota dell'aviazione peruviana che stava
sorvolando la regione, vide delle linee sul terreno che
formavano veri e propri disegni. Vi sono sull'altopiano
di Nasca più di 13.000 linee, che a loro volta formano
800 e più disegni. Questi geoglifi rappresentano anche
animali locali, tra cui una lucertola lunga più di 180
metri, un condor, un colibrì e un enorme ragno lungo 45
metri. In base alle ricerche effettuate, le linee sono
state realizzate dalla civiltà Nazca, che ha avuto il
massimo del suo sviluppo tra il 300 a.C e il 500 d.C.
Per realizzare queste opere il popolo Nazca ha rimosso
dal deserto, le pietre contenenti ossido di ferro,
realizzando un contrasto con il terreno sottostante, più
chiaro. Inoltre il calore del deserto ha protetto i
disegni dal vento che soffia sull'altopiano. Secondo
Maria Reich, una illustre studiosa delle Linee di Nasca,
gli antichi realizzatori di queste opere partivano da
uno schizzo del disegno, facendo poi un ingrandimento
mediante la realizzazione di un reticolo sul terreno
formato da corde. La dottoressa, ha avanzato l' ipotesi
che il complesso sia un gigantesco calendario
astronomico in cui ogni segno corrisponderebbe ad una
sequenza. Per vederle dall'alto ho partecipato ad uno
dei tanti voli, della durata di 30 minuti, con partenza
dal piccolo aeroporto a pochi km. dalla città. Purtroppo
siamo partiti verso le 10:00 di mattina ed il sole già
alto, ha nascosto la visione di qualche figura, ma nel
complesso è stata una bella esperienza. Nasca è una
piccola città e non offre molto, ci son rimasto solo due
giorni, il tempo per visitare pure il complesso
archeologico di Cahuachi, distante 30 km e che diede
vita alla Cultura Nazca.
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LIMA
(114)-30/06/2016
bus Nasca-Lima:
Altre otto ore di bus per arrivare nella capitale del
Perù, grande metropoli che sfiora i dieci milioni di
abitanti. Dopo quasi tre mesi, ritorno al livello del
mare ed immagino di trovare viste meravigliose sul
Pacifico e gli edifici storici illuminati dal sole.
Niente di più sbagliato, Lima è avvolta da un cielo
grigio che mette tristezza, dovuto alla spessa
nuvolosità che impedisce il passaggio diretto della luce
del sole. L'acqua fredda dell'oceano si scontra con
l'aria calda in superficie e crea nubi perenni, che
unite all'umidità elevata, spesso formano nebbie. Questo
grigiore ha inevitabilmente condizionato la mia
settimana di permanenza nella capitale, togliendomi il
piacere di fotografare il bel centro storico, con
edifici impreziositi dai balconi, piazze e siti
istituzionali. Anche la puntata a Miraflores, il
quartiere turistico sul Pacifico, è stata una delusione,
non si vedeva l'orizzonte ed ho rinunciato pure a
visitare Barranco, famoso per le sue ville coloniali ed
i locali notturni. Lima è una città multietnica, non si
identifica con il resto del Perù, fatto di mercati,
tradizioni ed abitudini locali, io l'ho vista più come
una metropoli in stile europeo e francamente devo dire
che non mi ha entusiasmato.
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HUARAZ
(115)-08/07/2016
bus Lima-Huaraz:
Con immensa gioia sfuggo dal grigiore di Lima e ritorno
nelle Ande, nella regione di Ancash, in direzione nord.
La destinazione è Huaraz, ai piedi della Cordillera
Blanca dove svetta lo Huascaràn, 6768 mt, più alta
montagna del Perù. Catena più elevata del continente
americano, ha oltre 50 ghiacciai che superano i 5700 mt.
ed una delle vette più celebri è l'Alpamayo, 5947 mt,
considerata tra le più pittoresche e belle al mondo.
Huaraz è una cittadina di 120.000 abitanti, situata a
3100 mt. s.l.m, il clima è ideale ed il sole splendente
illumina tutte le cime dei ghiacciai. Il parco nazionale
dell'Huascaràn racchiude gran parte della Cordillera
Blanca ed è una delle mete più visitate del Perù. Ho
fatto due escursioni nel parco, la prima a Laguna 69,
4550 mt. con l'Huascaran che si erge maestoso e la
seconda al Glaciar Pastoruri, 4800 mt. grande nevaio
destinato a sparire entro dieci anni, per l'effetto del
clima. Come fatto a Cusco, userò Huaraz da base per i
trekking e le vette. Intanto ho pianificato un trekking
di quattro giorni sul circuito S. Cruz, tre giorni per i
5752 mt. del ghiacciaio Pisco Oeste, molto panoramico e
relativamente facile e per finire, trekking di sette
giorni sul circuito dell'Alpamayo.
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SANTA CRUZ TREKKING
13/07/2016:
Il Santa Cruz è il più famoso trekking della Cordillera
Blanca, accessibile anche ai meno preparati e
spettacolare da Punta Union, con vista sul Huascaràn e
sul lago turchese ai piedi del mount Taulliraju. Siamo
un bel gruppo a percorrere i 56 km in quattro giorni, 10
europei, 2 canadesi ed una australiana, la maggior parte
studenti. Alle prime luci dell'alba si lascia Huaraz e
si entra nel parco nazionale da Llanganuco ed in minibus
si affronta la lunga salita sterrata che porta al valico
sotto l'Huascaràn, con splendida vista su tutte le più
belle vette della cordillera. Lunga discesa verso i 3500
mt. di Yanama, dopo sei ore termina il trasferimento ed
inizia il trekking, con i primi dieci km che portano ai
3870 mt. della valletta di Paria. Segnati da una nottata
freddissima, partiamo per Punta Union, 4750 mt. tra
laghetti, cime innevate e vista impagabile. Arrivati al
passo sotto uno splendido sole, ci si presenta la
magnifica scenografia della valle Santa Cruz e la
discesa ci porta a Taullipampa, per complessivi 13 km ed
un dislivello considerevole. Una parte del gruppo decide
di aggiungere altri 6 km. ed arrivare prima al campo
base dell'Alpamayo e poi alla laguna Arhuaycocha, 4420
mt. Altra notte gelida ed il terzo giorno si scende a
Llamacorral 3800 mt, che raggiungiamo dopo diciassette
km. Vicino ad una bella cascata, finalmente una
temperatura gradevole ed invasione di piccoli insetti,
che ci massacrano lasciando un prurito fastidiosissimo.
Ultimo giorno, dieci km di discesa costeggiando il fiume
che scorre a valle e conclusione del trekking a
Cashapampa, 2973 mt. Note positive di questo trekking,
la seconda giornata con Punta Union, veramente
spettacolare ed il sole che ci ha regalato splendide
giornate. Comunque sempre bello camminare in questi
posti fantastici e rimanere isolati dal mondo, che prima
ci stupisce con immagini inusuali, di campi lavorati con
aratri trascinati da buoi e poi ci rattrista con notizie
di atti terroristici e tentativi di golpe.
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NEVADO PISCO 5760 MT.
18/07/2016:
Mi prendo un giorno di riposo dopo il trekking Santa
Cruz, per tornare online e passare in lavanderia ed ecco
la partenza mattutina per il parco Nazionale Huascaran.
Questa volta la destinazione è il rifugio Perù, campo
base per le ascensioni al Nevado Pisco, 5760 mt. Per la
salita al ghiacciaio, la cordata prevede due persone più
la guida Benito e quindi il mio compagno è Erwin, di
Arequipa. Partiamo dai 3850 mt. della piazzola che porta
a Laguna 69 con gli zaini ben carichi e superato il
ponticello in legno, prendiamo il sentiero verso il
Pisco. Il rifugio si trova a 4675 mt. ed impieghiamo
circa tre ore per arrivarci, con passo tranquillo
gustandoci il panorama e la temperatura estiva,
nonostante qui sia inverno. Il Perù è gestito
dall'associazione Mato Grosso e trovo tre giovani
volontari italiani, Federico, Leo e Federica. La
struttura è molto bella, sembra di essere in uno dei
nostri rifugi, con la differenza che qui, tutto il
ricavato va ai poveri della zona, tramite l'oratorio Don
Bosco. Ci sistemiamo solitari in una stanza al primo
piano e dopo una cena servita alle 5:30 del pomeriggio,
ci corichiamo con la sveglia puntata a mezzanotte.
Fortunatamente riesco a dormire quattro ore, mi alzo
pimpante, sbircio dalla finestra, vedo una splendida
luna, inizio il rito della vestizione e dopo un frugale
spuntino, alla 1:15 usciamo dal rifugio. Ci incamminiamo
attraversando la morena, accumulo di sedimenti,
costituito dai detriti rocciosi trasportati dal
ghiacciaio, che mettono a dura prova la muscolatura. Non
c'è sentiero e si continua a salire sulle grosse pietre,
illuminate dalle frontali, fino a quando, alle 4:00
arriviamo all'inizio del ghiacciaio. Il mio compagno di
cordata, è partito spedito dal rifugio, pensando di non
pagare dazio, ma ancor prima della fine della morena, ha
iniziato ad aver problemi respiratori. Con parecchi
dubbi, calziamo scarponi e ramponi, ci leghiamo con le
corde e quando stiamo per partire, Erwin getta la
spugna. Rivivo ancora i momenti del Huayna Potosì,
quando il mio socio abbandonò e mise in difficoltà la
guida, responsabile della spedizione. Benito non sa cosa
fare, la difficoltà della morena lo preoccupa, per
lasciare ritornare Erwin al rifugio da solo. Devo
insistere su una soluzione, il freddo a stare fermi
entra nelle ossa e finalmente dopo mezz'ora, Benito
decide di continuare. Mentre Erwin si avvia verso la
pietraia, noi mettiamo i piedi sul ghiacciaio ed
iniziamo l'attacco al Pisco. Impostiamo un passo che ci
permette una buona respirazione, ci fermiamo una sola
volta e quando il sole si affaccia, siamo a poche
centinaia di metri dalla vetta. Il ghiacciaio non ha
punti tecnici, ci sono però due salite toste che
affronto a quattro zampe, con il fiatone ed in affanno.
Intanto il vento si fa pungente, il cielo è limpido e
tutte i seimila che circondano il Pisco sono ormai
illuminati dal sole. Arriviamo ai 5760 mt. della vetta
alle 7:00, Benito è una persona splendida, mi abbraccia
entusiasta e sembra lui il neofita, io mi emoziono per
il mio secondo nevado e guardo lo spettacolo che queste
montagne regalano. Scatto diverse fotografie, l'azzurro
del cielo ed il bianco della neve è impressionante, il
vento spira sempre più gelido e ci invita a scendere
dopo mezz'ora. Siamo solo noi in vetta ed al ritorno
incontriamo una unica cordata che sale, tutti gli altri
che intravedevamo con le frontali accese, han dovuto
rinunciare. Nella Cordillera Blanca, il Pisco è
considerato il più facile a confronto dei seimila molto
tecnici ed alpinistici. In parecchi lo affrontano senza
acclimatazione, con una preparazione sommaria e con la
presunzione di arrivare in vetta facilmente. La montagna
non perdona, devi essere preparato, il controllo della
respirazione è fondamentale ed il rispetto verso i
compagni di cordata non deve mai mancare. Arriviamo
tranquilli al rifugio alle 10:30, sono molto felice per
essere arrivato in vetta al Pisco e mi regalo una birra,
rompendo l'astinenza alcolica, che dura da Gennaio 2016.
Passiamo anche questa giornata al rifugio e corrompo
Federica, che alla sera mi prepara una bella spaghettata
al tonno di 250 grammi. Meraviglia, come la nottata
passata al calduccio ed il rientro il giorno dopo,
accompagnati da un sole splendido e temperature
incredibilmente calde. Purtroppo questa è l'unica nota
negativa di questa spedizione, l'effetto del Nino sta
devastando il Sud America non solo nell'agricoltura, ma
anche con lo scioglimento dei ghiacciai. Piange il cuore
sentire il rumore secco deil ghiaccio che si spezza,
della neve che si stacca e della prospettiva che queste
montagne non saranno più le stesse.
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HUAYHUASH TREKKING
23/07/2016:
Dopo il Santa Cruz e l'ascesa al Nevado Pisco, avevo
intenzione di fare un trekking intorno all'Alpamayo.
Avrei corso il rischio di ripercorrere sentieri e vedere
vette già conosciute e quindi decido di cambiare
totalmente zona, lasciando la Cordillera Blanca, per un
trekking di otto giorni nella regione di Huanuco.
Distante 100 km da Huaraz, la Cordillera Huayhuash è
riconosciuta come uno dei luoghi più belli ed
incontaminati al mondo, grazie alla sua estrema
inaccessibilità. Tutti i cento km del trekking si
sviluppano tra i 4000 ed i 5000 mt, con molti valichi
impegnativi e viste impagabili su sette massicci oltre i
6000. L'Yerupaja con 6634 mt. è la seconda montagna più
alta del Perù, ed è tra le vette più difficili da
scalare tra le Ande. Guidati da Rosmel e Cesar, con un
esercito di asinelli per il trasporto materiali, siamo
in tredici a condividere questa esperienza: una
francese, due baschi ( guai a chiamarli spagnoli ), nove
israeliani ed io, che come al solito vengo considerato
il papà di tutti. Da subito la compagnia si dimostra
ottima, indimenticabili le serate con chitarra, sangria
e fumo libero, con i ragazzi israeliani veri
trascinatori e simpaticissimi. Peccato che di giorno la
loro verve si esaurisca e mi costringa a lunghe attese
ai valichi ed al termine delle discese. Ma non è una
novità, il mio passo e l'acclimatazione è ben diverso e
senza strafare, faccio il vuoto. La prima notte la
passiamo ai 4180 mt. di Cuartelwain, il freddo è
pungente, ma fortunatamente l'organizzazione ha messo a
disposizione due sacchi a pelo per ognuno e quindi si
dorme bene. Le altre sei notti ci vedono accampati tra i
4100 ed i 4500 mt. con sveglia mattutina alle 6:00 e
partenza alle 7:30. I valichi che superiamo non si
contano, praticamente ogni giorno svettiamo oltre i 4700
mt. fino ad arrivare ai 5000 del passo Cuyoc ed ai 5020
di S. Antonio, splendido con viste da cartolina. Anche
qui il silenzio è rotto dalle valanghe, inesorabili
mentre lasciano i ghiacciai per tuffarsi nei laghetti ai
piedi delle montagne. La bellezza del Huayhuash trekking
sta soprattutto nelle immagini incredibili di questi
luoghi, con innumerevoli nevadi e lagune turchesi, ed un
paradiso non ancora preso d'assalto, come invece succede
per la Cordillera Blanca. E' sicuramente il miglior
trekking finora fatto, con temperature diurne quasi
estive ad esaltare un percorso irreale, magnifico, da
lasciare senza parole. Se poi anche la compagnia è di
quelle super, allora stare otto giorni isolati, non è
assolutamente pesante e tornare ad Huaraz non ha
rallegrato nessuno.
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TRUJILLO
(116)-01/08/2016
bus Huaraz-Trujillo:
Saluto le splendide montagne peruviane e scendo a
Trujillo, tappa intermedia nel lungo viaggio terrestre
verso l'Ecuador. Seconda città del Perù con un milione
di abitanti, si trova sulla costa nord a pochi km
dall'Oceano Pacifico. Come di norma in Perù, sfoggia una
grande Plaza de Armas ed una bella via centrale con
negozi, ristoranti e bar. La città è circondata da
numerosi siti archeologici dell'era precolombiana ed i
più importanti sono Huacas del Sol y de la Luna,
capitale della civiltà Moche (100 d.C.) e Chan Chan,
capitale della cultura Chimù (900 d.C.). Le costruzioni
realizzate in argilla essiccata, divenute patrimonio
dell'Unesco nel 1986, sono seriamente minacciate
dall'erosione provocata da El Nino con le violenti
piogge. Per cercare di arginare il fenomeno, i siti sono
coperti da tettoie, con la speranza che le intemperie
non abbiano il sopravvento. Altro posto che ho avuto
modo di visitare in questi due giorni di permanenza è
Huanchaco, paradiso dei surfisti e famosa per i
Caballito de Totora, rudimentali imbarcazioni in giunco,
usate da oltre tremila anni. Finisce qui il mio viaggio
in Perù e devo confermare le belle impressioni avute in
Bolivia, gente semplice e disponibile, montagne da
sogno, trekking e nevai indimenticabili. Tra le città
Cusco mi ha colpito di più così come Machu Picchu, ma ho
ottimi ricordi pure di Huaraz con la Cordillera Blanca
e Puno con il Lago Titicaca. Anche il meteo è stato
benevolo, sempre belle giornate e mai pioggia e sono
trascorsi quattro mesi, da quando ho messo piede in Sud
America. Ora mi attendono mille km in bus per arrivare a
Guyaquil, in Ecuador, lasciando alle spalle due
splendidi mesi.
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