Come
prima maratona del 2013 opto per Miami vista la concomitanza con il viaggio
di lavoro nel New Jersey. Dopo il buon risultato di Reggio Emilia (3h45') mi ero
ripromesso di affinare la preparazione cercando di inserire qualche allenamento
veloce. Tutto bene fino a capodanno poi una tosse fastidiosa, mi ha consigliato
medicine e riposo. Non è bastato e demotivato decido comunque di riprendere piano
piano il 18 di Gennaio, coprendomi a più non posso. Faccio in tutto 7 uscite, di
cui 4 nel freddo polare Americano, dove si è perennemente a -10°. Arrivo
sabato 26 pomeriggio in Florida e trovo un caldo preoccupante, le spiagge di
Miami Beach sono piene di gente che prende il sole, si diverte e fa il bagno. Mi
avvio boccheggiando verso l'expo e con qualche problema riesco ad arrivarci.
Nessuna segnalazione, qui l'interesse è per la sera che sta arrivando, i locali
già sparano musica assordante. Al Convention Center si entra nel clima
gara,
vari stand propongono offerte per il running, la distribuzione pettorali è veloce così come lo
striminzito pacco gara. Considerato che lo start avverrà a Miami alle 6,15,
chiedo informazioni sui trasporti che di buon ora opereranno da Miami Beach. Mi
assicurano che al mattino i bus di linea funzioneranno dalle 5,00 e mi danno i
biglietti di andata e ritorno per 4 dollari. Nel metterli nella borsa del pacco
gara, mi accorgo di aver smarrito il passaporto e
disperato inizio a chiedere ai
vari desk se qualcuno lo ha consegnato. Niente da fare e quando ormai la
rassegnazione ha il sopravento, una voce squillante annuncia ai potenti
altoparlanti il mio nome. Mi catapulto al punto informazioni e trovo un
poliziotto con il mio passaporto, lo abbraccio e lo ringrazio infinitamente.
Vista ormai l'ora tarda punto direttamente alla cena trovando a fatica un
ristorante che propone un bel piatto di pasta. Carico la sveglia alle 4.00 per una veloce colazione e qualche minuto prima delle
5,00 esco dall'albergo per raggiungere la fermata del
bus. Subito mi colpisce la
temperatura, già oltre i 15 gradi ed il gran movimento nelle strade, intasate di
macchine che puntano verso Miami dopo la nottata nei locali di Ocean Drive.
Siamo una decina ad aspettare il bus, prima divertiti nel vedere il variopinto
mondo
notturno che traballa sotto l'effetto dell'alcool e poi preoccupati per
l'assenza del mezzo di trasporto. Alle 5,30 iniziamo a fermare i taxi, tutti
pieni, niente da fare ed allora non resta che scaldare i muscoli ed iniziare a
correre verso la zona della partenza. Siamo a circa 6 km e il MacHarthur
Causeway, il ponte che porta a Miami, diventa il primo ostacolo da superare e
con il fiatone mi ritrovo da solo a contare i metri che mi separano dallo start
in Biscayne Blvd. Faccio appena in tempo ad arrivare in zona ed il gruppone si
muove, ancora avvolto dal buio della notte e illuminato da una luna piena
splendente. Non ho la forza di partire subito, sono in apnea,
sudato
all'inverosimile ed in difficoltà respiratoria. Con calma inizio a camminare e
poi terminata la
piccola salitella abbozzo una simil corsa, tanto da farmi un pò
di coraggio. Guardo lo skyline di
Miami Beach e esaltato dallo spettacolo
riaffronto il lungo ponte imponendomi un ritmo vicino a 5'30'' al km. Inizia ad
albeggiare verso il 10° km, la temperatura è già oltre i 20 gradi, l'umidità
è a
livelli massimi ed il passaggio già oltre i 56 minuti la dice lunga sul mio
stato fisico. Questa prima parte di gara è molto bella, affascinante la partenza
al buio con la luna piena, Ocean Drive svuotata dai nottambuli ha un aspetto
inconsueto, il Venetian Causeway, il ponte che collega le varie Island offre una
veduta spaziale. La Miami Avenue, rientrati in città, segna la mezza ed anche il
repentino crollo del ritmo che passa inesorabilmente verso i 7' al km e mi vede
strafelato affrontare le stradine che portano la gara nell'anonimato assoluto.
Fortunatamente il sole ogni tanto viene offuscato da qualche nuvola e sporadici
sprazzi di vento contribuiscono ad abbassare leggermente la temperatura. Un
toccasana ed un buon aiuto visto
che
per molti km si corre su una corsia dedicata, purtroppo a fianco delle
automobili che percorrono le vie cittadine. Non è uno spettacolo indimenticabile
e di buono si hanno i molti ristori con succose fette di Ananas e la certezza di
essere in sicurezza, grazie all'efficace transennamento ed al
massiccio uso di poliziotti. Dal 34° km si imbocca il ponte che porta a Virginia
key e grazie al giro di boa si ritrova l'armonia con la baia e con le bellezze
dell'Oceano Atlantico. La mia gara è terminata da un pezzo, faccio passettini
che sono pari ad una camminata e conto i metri cercando di restare impegnato con
la mente. Mi ritrovo al cartello
dell'ultimo
miglio centellinando le forze,
per superare il cavalcavia che lancia la volata verso Bayfront Park, dove è
posta la finish line. Non ho più guardato l'orologio dal ventottesimo e quando
scorgo il display mi viene un sussulto, 5h18'45''. Tempi non eccelsi per i
vincitori, Luis Rivero Gonzales fa sua la gara maschile in 2h26'14'' e Mariska
Kramer la femminile in 2h46'07''. Finisce così questa maratona tanto voluta,
affrontata in solitudine, con il pensiero alla medaglia ed alla settimana in
Florida che mi aspetta.
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