Son passati 100 giorni ed a inizio Marzo, nonostante
i problemi di calcificazione del quinto metatarso ed il parere contrario dei
medici, provo ad abbozzare un'uscita di corsa. Inizio con 4 sofferti km, poi 6 e
al terzo tentativo arrivo a 8, il piede fa male, cerco di non sentirlo. Supero
il dramma del ritmo, oltre 8' al km, la zoppia ed anche ill fiatone, ma non
sconfiggo l'influenza,
che dietro l'angolo mi aspetta. Febbre e tosse mi mettono al tappeto, stop
fino al ritorno da Roma, dove in 5 giorni, ho drammaticamente peggiorato il mio
aspetto fisico. Mancano 25 giorni a Boston e ipotizzo un piano di uscite, con
una media di 12 km giornalieri e due lunghi, uno da 16 ed uno da 20. Non ho
forse considerato il problema più grosso, il piede che non smette di
condizionarmi, con qualsiasi scarpa il dolore si fa sentire e moralmente sono a
pezzi. Inizio con la Rider 15, presa a New York e mai utilizzata, provo la Precision che ha meno di 100km, mi prendo la Nimbus nuova di pacca, niente da
fare. Disperato, dall'armadio delle scarpe ormai in disuso, ma ancora in buono
stato, prendo una Pegasus che ho usato solo in maratona fino ad Aprile 2011 e
magicamente, il piede fa meno male e riesco anche...a correre. Non le abbandono
più e riesco a mettere nelle gambe circa 200 km con la sola pecca del secondo
lungo che si ferma al 17°, per ben altri motivi. Con le Pegasus in valigia
prendo l'aereo per Boston, finalmente contento di ritirare il pettorale e di
attaccarlo alla maglia fò di pe, con cui mi allineerò al via. Troppo stanco di
fare lo spettatore e supportato dall'euforia del rientro, non posso tralasciare
di pensare alla gara, dove ci sarà da soffrire e molto. Gli ultimi allenamenti
han assestato il ritmo sui 6' al km e quindi la mia tattica sarà, tirata fino
alla mezza con obiettivo 2h15' e poi camminata mista per concludere tra le 5h15'
e le 5h30'. Conosco il percorso, è ancora
fresco il ricordo del 20 Aprile 2009, quando terminai in 3h29'01'' la mia prima
negli States, così come della città, bella e festosa, che si stringe attorno
alla maratona con più edizioni, un vanto. Per Grisù e Simo invece è un richiamo,
dopo aver concluso New York e Berlino, non potevano ignorare Boston ed eccoci in
questo vortice di emozioni che solo le grandi manifestazioni sanno dare. L'expo
in faccia all'Atlantico, al John Hancock in Seaport World Trade Center, è ben
organizzato e funzionale, le navette gratuite offrono un buon servizio e la
distribuzione pettorali è veloce e dettagliata. La Maratona si disputa sempre di
Lunedì, in occasione del Patriot Day e parte da Hopkinton, graziosa cittadina a
40 km di distanza. La partenza avviene in 3 scaglioni, in base al tempo di
qualifica, Io e Simo siamo nel primo gruppo dei diecimila, Grisù nel secondo e
scatterà a distanza di 20 minuti. Boston solitamente e' fredda, ricordo che nel
2009 arrivai al traguardo ancora con i guanti e la maglia lunga, invece ora
troviamo un caldo torrido. L'organizzazione nei giorni della vigilia manda in
continuazione email di avviso per il gran caldo che troveremo, si parla di 30
gradi. Consigliano vivamente a chi esordisce nella maratona, a chi si e'
iscritto senza tempo di qualifica e chi non ha una preparazione adeguata, di
rinunciare e non correre. Non per ultimo raccomandano di idratarsi ad ogni
ristoro e interrompere spesso la corsa alternandola con la camminata. Proprio
quello che era nelle mie intenzioni. La mattina alle 6.00 saliamo sullo scuola
bus e in autostrada si vede una lunga colonna gialla, che colora la
manifestazione. Uno spettacolo. E non da meno l'area atleti quando si arriva ad Hopkinton, efficiente nella consegna borse e puntigliosa nel rispetto
delle regole. Se ti trovano a far plin plin al di fuori dei bagni chimici, ti
ritirano il pettorale. Gli Italiani sono solo 120, non c'e' l'invasione di New
York, qui si chiude a 27.000 iscritti, pettorali disponibili sono pochi ed il
tempo massimo si ferma a 6 ore. Entriamo nei settori ed aspettiamo l'inno
Americano e la partenza che viene data subito dopo. Già in questi momenti si
sente l'afa ed i 22 gradi, il via toglie la tensione e non rimane che essere
lucidi e gestire la gara. Un gran pubblico ai lati della strada incita e grida
in continuazione, i ristori sono tantissimi e ci sono zone rinfrescanti con
tunnel ad hoc e docce in continuazione. Bevo tanto di quel Gatorade da prevenire
i crampi fino al 2020 ma la temperatura non aiuta, siamo intorno ai 30 gradi e
si fatica a respirare. Come previsto tengo il ritmo di 10' al miglio e passo
alla mezza in leggero anticipo, 2h08'14''. Abbastanza provato inizio ad
alternare la camminata alla corsa, sento i muscoli che si contraggono e
dimentico persino il dolore al piede, che tutto sommato sta andando bene. Arrivo
al 30° km in 3h25' ed una proiezione sotto le 5h e qui inizia la tormenta,
crampi a non finire mi costringono a camminare fino alla fine, per terminarla.
Impiego 2h10' per ultimare gli ultimi 12 km, sono allo stremo, non posso nemmeno
fermarmi altrimenti non riparto più, respiro a fatica e mi bagno in
continuazione. Il contesto non è incoraggiante, sento le sirene delle ambulanze,
vedo gente portata via in barella, un signore cade improvvisamente al margine
della strada abbattendo 2 transenne e finendo addosso ai poliziotti. Nel
frattempo Grisù termina in 4h37'45'' e Simo 4h46'29'' ed anche per loro è stata
una tortura; se ha sofferto il caldo
anche...Grisù che con il fuoco ci vive! Il
piede si fa sentire, non ci penso, son concentrato sulla gestione dei crampi e
finalmente entro sul lungo viale dell'arrivo, una bolgia. Non riesco ad abbozzare
l'ultima corsa e lo percorro al passo tra i Go, Go e taglio il traguardo in
5h35'50''. Nemmeno il tempo di ritirare l'agognata medaglia che mi ritrovo su
una carrozzella sospinta da un gentile volontario e vengo portato in zona
Assistenza Medica. La respirazione è faticosa, le gambe non so come tenerle, mi
rassicurano che entro breve passerà. Non sarà così, i crampi continueranno per
tutta la nottata, Simo e Grisù fanno quello che possono sui muscoli impietriti.
Non riesco ancora a gioire per essere rientrato, per aver terminato e per aver
al collo la medaglia. Mai medaglia fu così SUDATA.
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