Arrivati
a Marrakesh troviamo la sorpresa di un clima fresco, 8-15 gradi, le montagne
sono innevate, l'aria è pesantissima per lo smog. La notte un acquazzone porta
incertezza sulla gara, fortunatamente alla partenza il cielo si apre e lascia
intravedere qualche raggio di sole. Oltre seimila i partenti con un terzo
impegnato nella maratona e due terzi nella mezza. Il via indirizza il gruppone
nei grandi ed immensi vialoni che portano nella parte nuova di Marrakech fino ad
entrare al 5° km nei giardini dell'Agdal, con i filari di ulivo a far da
contorno. All'uscita altra serie di immensi vialoni con passaggio all'esterno
della Medina ed i suoi 7 km di muri di cinta per poi rituffarsi in quella che è
la parte più suggestiva del percorso. Una strada stretta in mezzo a palmeti con
Cammelli a far da spettatori ed in sequenza gruppi di ragazzini in ciabatte
pronti a ravvivare la corsa con incitamenti e battute. Si nota anche la parte
più disagiata con baraccopoli e quartieri popolari dove l'unica risorsa è un
campo piatto con due porte e 40 ragazzini a piedi scalzi che rincorrono una
palla. Il chilometraggio è ogni 5 km ed i riferimenti imprecisi, i ristori
gestiti bene e il presidio sul percorso garantito dall'esercito, dai volontari e
dai vigili. Un grande plauso a questi ultimi che son riusciti a tenere a bada
una massa di automobilisti che da quanto ho visto, sono tra i più indisciplinati
al mondo. Gli ultimi km sono in leggera salita e rendono nervosa una maratona
che fino a quel momento risultava veloce. La mia maratona rispecchia quella che
è la forma fisica del momento anche se l'obiettivo era di stare sotto al tempo
finale di 3.38.04 mentre Quattroprimi si ferma a 3.30.50 e Sei Secondi, nella
mezza, a 1.42.41. La gara viene vinta da Beyene Gezahn con il tempo di 2h10’22”
e Wudnesh Nega Debele in 2h37’00”. In definitiva una buona maratona con alcuni
passaggi emozionanti ed altri insignificanti, per un avventura che merita di
essere vissuta per la città e tutti gli angoli incredibili che rendono questi
giorni accattivanti, al di là della corsa. Sono della compagnia anche mio figlio
Marco e la moglie di Quattroprimi, Gisella. Marrakech è una delle città più
affascinanti del Marocco e si trova nella parte centrale, fondata nel 1070 è
stata capitale fino alla definitiva consacrazione di Rabat. E' certamente la
meta turistica per eccellenza e la definizione " magica " ben si addice per la
storia e la cultura che l'accompagna. Come ci arrivi senti un'atmosfera
particolare e resti abbagliato dalla piazza Djemaa El-Fna, palcoscenico di
spettacoli, canzoni popolari, incantatori di serpenti e venditori di frutta e
spezie. Per gli amanti della fotografia è una passerella continua con soggetti
variopinti e scenografie in evoluzione, dove ad ogni scatto è richiesto un
contributo variabile (da 1 a 5 euro). La contrattazione ed il baratto sono una
forma di scambio normale e metterla in atto è essenziale per contrastare le
richieste iniziali, sempre spropositate. La grande piazza si anima dalle prime
ore della giornata e la sera raggiunge il culmine con tutte le proposte
possibili, frutto di una trasformazione. In contemporanea, arrivano prima del
tramonto piccoli carretti che, aperti, diventano veri e propri ristoranti
ambulanti: spuntano panche e tavoli, griglie, legna ed attrezzi da cucina. Tutto
è pronto per una sorta di cena collettiva, avvolta nei fumi dei bracieri e negli
odori di pesce, carne, verdure, zuppe e spezie, pane arabo e bevande
rigorosamente analcoliche, per una spesa variabile da 6 a 8 euro. Per terminare
con un ottimo digestivo,da non perdere il the con grandi foglie di menta al
costo di 5 dirham ( 0,50 euro ). Sullo sfondo si erge la Kutubiya, moschea con
l'alto minareto, tra i più antichi al mondo. Siamo nel cuore della Medina,
circondata dalle imponenti mura che racchiudono anche il Souk, mercato coperto
nella parte antica risalente al 1200, dove si può trovare l'immaginabile, dalle
pelli alle chincaglierie, dai tappeti al vestiario, tutto in angoli angusti,
viuzze strette e caos indescrivibile. Affascinante il palazzo dei Badi, fine
1500, che conserva le grandi mura, i resti delle camere reali e le prigioni,
oscure e con celle piccole, dove erano rinchiusi fino a 6 detenuti. A fianco, la
Kasbah, altro mercato all'aperto, dove i venditori stendono la merce ai bordi
delle stradine strette e pesano ortaggi e frutta con bilance centenarie e pesi
di riferimento. I giardini pubblici sono ben curati, da vedere il Majorelle, con
piante di cactus, noci di cocco, banani, bambù, gelsomini e palme. I trasporti
nelle caotiche vie del centro sono affidate ai taxi color sabbia, da contrattare
fino a raggiungere una cifra intorno ai 4 euro, vista la concorrenza sfrenata.
Il traffico e l'inquinamento sono la nota dolente di Marrakech, nelle grandi vie
trovi i carri trainati da asinelli che trasportano merce, i calessi trainati da
cavalli con turisti, mille e mille motorini e per finire le macchine che
sfrecciano e si aggrappano sempre al clacson e mai al freno per rallentare.
Attraversare la strada è una roulette russa, rischi veramente la pelle, persino
sulle strisce pedonali, ed anche nelle vie della Medina e nella piazza El-Fna è
raccomandabile non cambiare direzione, perchè i motorini che sfrecciano ti fanno
il pelo e come nelle grandi vie, "non hanno freni". Un diversivo sono le varie
escursioni e tra le molteplici offerte abbiamo scelto quella che ci ha portato
fino a Ouarzazate, attraverso i tornanti infiniti che portano al passo
Tizi-n-Tichka, altezza 2260 metri. Le strade ghiacciate e la neve abbondante
rendono spettacolare l'attraversata che porta una mutazione alle porte del
deserto del Sahara dove ci accoglie un sole caldo ed un angolo, patrimonio
dell'Unesco. Ait Ben Haddou è la Kasbah più famosa del Marocco ed è stata teatro
di film famosi quali Lawrence d'Arabia, Sodoma e Gomorra, the nel sahara,
indiana Jones 3 e molti altri. Il più famoso in assoluto è stato Il Gladiatore,
con lo stadio della battaglia dell'Imperatore Massimo, costruito interamente in
polistirolo e che ha visto all'opera un gruppo di operai per 6 mesi. La
fortezza, caratteristica dell'architettura berbera è costruita in pisé (impasto
di terra cruda e paglia). La metà inferiore delle mura difensive è di terra,
mentre la parte superiore è in mattoni e presenta caratteristiche decorazioni di
fango. La pioggia costituisce una vera minaccia, perché nei periodi di grandi
precipitazioni le 7 famiglie che ancora vivono all'interno della Kasbah, restano
totalmente isolate. Per ovviare a questo problema è in costruzione un ponte che
allevierà la sofferenza dei residenti e non obbligherà i turisti a guadare il
fiume su sacchi di sabbia.
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