Le
agitazioni dei controllori di volo Spagnoli, mettono apprensione sulle rotte
Europee e non resta indenne il nostro itinerario portoghese per l’ultima
maratona della stagione. Come a Berlino sono in compagnia di Simonetta e una
volta atterrati all'aeroporto di Lisbona, non ci resta che prendere il bus che
porta direttamente nelle vicinanze dell'expo. Nel palazzetto all’interno
dell’impianto primeiro de Maio, immaginiamo di trovare espositori e gente
attenta alle proposte ed invece, sbigottiti, troviamo uno spazio angusto con 4
stand ed un banco per distribuzione pettorale. Come primo impatto con la
maratona Internazionale de Lisboa non c’è che dire. Ritiriamo il pacco gara con
una maglietta, una barretta ed uno zaino da utilizzare per consegna indumenti ed
andiamo prima in Albergo e poi in centro città. Passeggiata nelle piazze
illuminate e poi su tra i vicoli della parte vecchia tra negozietti, ristoranti
caratteristici e ritrovi di tutti i generi. Si passa dalla zona del Chiado,
quartiere con vetrine eleganti e regno di poeti ed artisti di strada e si sale
verso il Barrio Alto, dove la vita notturna impazza. Zona bella da vivere
passeggiando, ma anche da ammirare dai finestrini dei tram elettrici che si
muovono tra punti strettissimi intrisi di storia. Lisbona è considerata a
ragione una delle più belle città Europee e merita una visita approfondita per
gustare pienamente le attrazioni che vanno dall'Alfama al Belem ed alle piazze
eleganti del centro. La Domenica mattina la sveglia ci riserva quello che le
previsioni prevedevano, acqua, vento forte e temperatura oltre i 15 gradi. La
vicinanza dell'albergo allo stadio permette di uscire meno di mezz’ora prima
della partenza, fissata per le ore 9.00 e si fa il riscaldamento senza fretta.
Non piove più, è rimasto il vento e l’aria calda che secca la gola. Si parte
all’esterno dello stadio nel vialone ampio, in leggera salita, senza griglie ed
in modo abbastanza inconsueto. I grossi numeri non ci sono, si festeggia il
record di sempre con 1400 iscritti, immaginavo un impatto diverso, speriamo che
almeno il percorso sia all’altezza. Praticamente sono a ridosso della linea di
partenza e devo proprio considerarla come riferimento visto che il tappeto di
rilevazione chip non è presente. Un’assurdità, qualcuno potrebbe inserirsi sul
tracciato a gara in corso, considerato che il primo punto di rilevazione è
previsto al decimo km. Mentre siamo in attesa, arriva un addetto con un megafono
e comunica che manca un minuto al via ma non fa a tempo a terminare la frase che
un collega spara il classico colpo di pistola. Sono veloci a fermare le prime
file dichiarando partenza falsa. Risata generale. Tempo di ricomporre il tutto e
finalmente la procedura viene eseguita regolarmente ed il gruppo si muove
ordinato. Le strade sono ampie, il percorso è un continuo salire e scendere, il
vento soffia a tratti, l'umidità dicono si aggiri intorno al 90%. Corro bene ma
cerco di sprecare poche energie confidando nel tratto sulle sponde del fiume
Tago a ridosso dell'Oceano, unico in piano, almeno secondo la cartina
altimetrica. Si passa dallo stadio dello Sporting quindi si fiancheggia quello
del Benfica, si sale e quindi un discesone porta verso la tormenta. Si scatena
il vento, in un viale alberato volano pezzi di rami, le bacche cadono
violentemente e ci si avvicina al 18°, inizio del tratto piano. Altro che
risparmiare energie, qui inizia il calvario, spingo ma il vento ha la meglio,
tengo duro e non mi accorgo che sto pagando lo sforzo. Arrivo al giro di boa,
quasi al 28° e finalmente trovo il vento a favore, che però mi tradisce, ogni
tanto si crea un vortice e mi impedisce persino di camminare. L'umidità mi ha
prosciugato, rivedo lo spettro di Helsinki, quando in condizioni analoghe e
senza vento ho patito come non mai. Cerco di capire dove è Simo, non la incrocio
e mi preoccupo, non è da Lei mollare. Ormai viaggio a 8 minuti al km ed arrivo
trascinandomi al 37° quando inizia la salita finale, 3000 metri regolari, niente
di impossibile se affrontati in condizioni normali. Mi pongo l'obiettivo di
stare almeno sotto le 4 ore e stringo i denti fino ad arrivare all'esterno dello
stadio dove mi viene incontro Simo, già in borghese. I dubbi diventano realtà,
mi dice che è stata male, un calo di pressione l'ha costretta a fermarsi
all'undicesimo, impensabile per una roccia come Lei. Son contento di entrare
nello stadio per il giro di pista e terminare questa maratona in 3:57:59. Ho
sofferto il vento ed il percorso che non si addice al mio modo di correre,
ricorderò Lisbona per essere stata una delle esperienze più dure e per la
vigilia ricca di fascino. |